Diritto all’Oblio, Policy Web e Cookie: la tutela della Privacy Online

Intervista all’Avvocato Simona Aduasio

In passato mi è capitato più volte di trattare argomenti legati alla privacy online con un punto di vista tecnico orientato all’approccio SEO (come ad esempio la rimozione di contenuti da Google). Ma il tema della privacy sul web e della tutela della propria identità digitale è un argomento molto ampio che negli ultimi anni è diventato oggetto di leggi e regolamenti di varia natura.

Per questo ho voluto realizzare un articolo per dare un punto di vista diverso in merito al tema della privacy nel diritto informatico. Il punto di vista in questione è quello dell’Avvocato Simona Aduasio, esperta in diritto informatico e penale.

Ciao Simona, è un piacere ospitarti nel mio blog. Puoi dirci in poche parole chi sei e di cosa ti occupi?

Grazie Stefano, sono onorata di poter intervenire sul tuo blog. Sono avvocato, mi occupo prevalentemente di diritto penale, ma mi interesso altresì di privacy, di diritto dell’informatica e di diritto d’autore e dello spettacolo.

Negli ultimi anni il tema della privacy online è diventato un argomento molto discusso ed è stato anche oggetto di provvedimenti legislativi sia in ambito italiano che europeo. Secondo te quali sono le motivazioni principali di questa tendenza?

Viviamo ormai da tempo la dimensione virtuale con la stessa intensità, se non addirittura con un’intensità maggiore, rispetto alla vita reale. Questo comporta un utilizzo sempre più frequente della rete per motivi che hanno a che fare non soltanto con il commercio elettronico, ma soprattutto con lo sviluppo di una “vita sociale” nel mondo virtuale.

Le persone fisiche – e, tra queste, anche soggetti minorenni – rendono sempre più spesso disponibili al pubblico su scala mondiale informazioni personali che le riguardano, sia in modo involontario (si pensi ad esempio ai cookie), sia in modo volontario sui social network.

I social network hanno fornito infatti in modo apparentemente gratuito delle piattaforme ove ciascuno può sentirsi protagonista, mettendo in tempo reale al corrente i propri followers di qualsiasi evento o informazione personale. Tuttavia, come affermato dal Presidente del Garante della Privacy, Antonello Soro, «i social network non sono gratuiti, i nostri dati sono il prezzo da pagare». Ed è proprio a questo proposito che rileva il “Pacchetto protezione dati” recentemente adottato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, comprensivo del Regolamento in materia di protezione dei dati personali e della Direttiva che regola i trattamenti di dati personali nei settori di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini.

In particolare, il Regolamento europeo 2016/679 prevede importanti novità sul piano degli strumenti volti a responsabilizzare le imprese nel trattamento dei dati personali, oltre ad occuparsi di “diritto all’oblio”, di “portabilità dei dati” da un titolare del trattamento ad un altro e a garantire una tutela rafforzata nei confronti dei minori.

Nel tuo lavoro di avvocato ti è capitato di affrontare casi legati alla privacy online? Quali sono i problemi più che comuni che ti trovi a gestire?

L’influenza via via più penetrante della rete nella nostra vita quotidiana ha comportato inevitabilmente una trasformazione e un adeguamento del diritto e della giurisprudenza alle nuove problematiche sollevate dall’avvento dei social network e in generale dalla diffusione dei dati personali online.

Uno dei casi più insidiosi legati alla privacy online riguarda il cosiddetto “diritto all’oblio”, cioè il diritto ad essere dimenticato da parte di chi sia stato al centro di notizie indicizzate nei motori di ricerca. La Corte di Cassazione lo ha definito come il diritto «a che non vengano ulteriormente divulgate notizie che per il trascorrere del tempo risultino oramai dimenticate o ignote alla generalità dei consociati».

Il diritto di cronaca, che rinviene il suo fondamento nell’art. 21 della nostra Costituzione, non è certo nato con la rete ed è giusto che venga tutelato unitamente all’interesse del pubblico a conoscere fatti riguardanti vicende giudiziarie. L’esercizio del diritto di cronaca richiede però che si operi un adeguato bilanciamento con i diritti delle persone coinvolte al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati di carattere personale, garantiti rispettivamente dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Peraltro, ciò che è cambiato nell’esercizio del diritto di cronaca online rispetto alla “carta stampata” e che rileva nell’affermazione del diritto all’oblio è la permanenza, nei motori di ricerca, dei link alle notizie relative alle vicende giudiziarie, spesso risultanti dalla semplice digitazione del nome del soggetto coinvolto, magari anche molti anni dopo l’archiviazione o il proscioglimento.

Da avvocato, come agisci a livello operativo per risolvere problematiche legate al mondo del web?

Con specifico riferimento al “diritto all’oblio” sui motori di ricerca, è prevista la cosiddetta procedura di “deindicizzazione”, cioè la rimozione dei link dai risultati del motore di ricerca, che può essere esperita in via stragiudiziale ovvero in via giudiziale, oltre alla richiesta di condanna al risarcimento del danno derivante dall’illegittimo trattamento dei dati personali. Altre problematiche legate al web e, in particolare ai social network, attengono alla commissione di reati a mezzo internet. Si tratta delle più diverse fattispecie di reato: dalla diffamazione alla truffa, sino ad arrivare ai delitti contro la sfera sessuale.

Quali consigli daresti alle persone per poter proteggere al meglio la loro privacy ed evitare di dover affrontare possibili violazioni dei propri diritti?

Ritengo che, in questo come in molti altri casi, prevenire sia meglio che curare. Sarebbe opportuno utilizzare in maniera consapevole la rete, senza eccedere nella condivisione di contenuti personali e imparando a gestire gli strumenti di controllo della privacy presenti sui social network. È chiaro poi che tale attenzione dev’essere amplificata e rafforzata quando si tratta di vigilare sull’uso di internet da parte di minorenni.

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